art
Flavia Spasari
Materiale: cavo elettrico, tubo innocente, ferro, ceramica. marmo di Carrara, cavi di acciaio
L’installazione nasce come parallelismo tra la muta, metamorfosi di un organismo e la sovrapproduzione di materiale. Ciò viene rappresentato attraverso la defunzionalizzazione di elementi simbolici come il tubo innocente smembrato nelle sue componenti e il cavo privo di elettricità. La funzione del primo non è più quella di sorreggere, ma viene sorretto mentre nella parte inferiore avviene la sua muta.
La sottrazione della sua funzione rappresenta l’inutilità delle strutture inconcluse dovute al boom edilizio che oggi si ripercuote sullo scenario ambientale e paesaggistico.
La pelle in ceramica cade soggetta alla gravità. Il tubo in ferro viene percorso da un cavo elettrico, che come un sistema nervoso, attraversa le vertebre incassate in scarti di marmo prodotti dall’escavazione incessante delle cave di Carrara.
Il processo di muta rimane sterile, il cavo non apporta elettricità, l’organismo stagna sul posto in attesa di un cambiamento. Rimane in una situazione precaria e instabile come lo status permanente di noi esseri umani. I sottili cavi di acciaio, attraverso due leve e due semplici nodi sorreggono la struttura in una continua situazione di tensione.




